Intervista con Stéphanie Poirier: “La strada verso le Olimpiadi è tracciata. Ai Giochi vogliamo lasciare un’eredità positiva”

Dal suo Canada, dove vive e si trova in questo momento, Stéphanie Poirier è totalmente proiettata verso le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 dove guiderà la Nazionale italiana. Una Nazionale italiana reduce dalla positiva esperienza di agosto, tra allenamenti e partite, e attesa da una fine di 2025 a dir poco intensa considerato come a partire da novembre le azzurre prima si ritroveranno durante la pausa IIHF, poi rimarranno a Montréal per sei settimane. Qui si vuole innestare una crescita tecnica e mentale decisiva per affrontare al meglio le Olimpiadi e non solo, visto che ad aprile la Nazionale giocherà il Mondiale di Prima Divisione Gruppo A a Budapest.

CLICCA QUI PER LEGGERE IL CALENDARIO MASCHILE E FEMMINILE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA

Stéphanie Poirier, ripartendo da quanto fatto ad agosto con le quattro amichevoli contro Giappone e Slovacchia come giudica il lavoro della Nazionale italiana?
“In maniera positiva, come staff tecnico siamo soddisfatti. Ho avuto modo di rivedere le partite e la performance è stata sicuramente importante: parlo di performance e non di risultato, perché quest’ultimo a volte nasconde le cose e bisogna andare oltre. Parto dalle due con il Giappone (2-3 e 3-4 per le nipponiche ndr), squadra da anni tra le migliori dieci al mondo e contro la quale eravamo vogliose di misurarci: loro pattinano in maniera molto intensa e ci hanno fatto pagare ogni distrazione, ma siamo arrivate a giocarci entrambe le gare all’ultimo tiro mettendo insieme una buona produzione offensiva. Con la Slovacchia è andata in maniera diversa e abbiamo dominato (7-2 e 5-1 ndr) ma alle nostre avversarie mancavano diverse giocatrici chiave, e penso che quando le affronteremo al Mondiale saranno molto più valide. L’importante è aver visto le potenzialità delle ragazze e capire su cosa intervenire per migliorare ancora”.

A che punto pensa di essere nel lavoro con le azzurre verso le Olimpiadi?
“Sicuramente avanti, soprattutto a livello di programmazione. Ad agosto ho visto una buona profondità nel roster, importante per potersi giocare ogni sfida fino all’ultimo senza forzare i minutaggi. Avremo bisogno di crescere dal punto di vista della tenuta fisica, perché ad alto livello questo aspetto fa la differenza, ma sono fiduciosa che le ragazze possano centrare questo obiettivo e farsi trovare pronte e si è visto anche tra una partita e l’altra con dei piccoli ma importanti aggiustamenti colti dalle giocatrici. La cosa più importante ritengo sia il fatto di sapere cosa ci aspetta: la mentalità del gruppo è proiettata verso il raggiungimento passo dopo passo di una crescita collettiva”.

Da novembre vi attende un lavoro estremamente importante tra Europa e Canada.
“Sarà il momento decisivo del nostro avvicinamento a Milano-Cortina 2026. All’inizio del mese ci sarà un primo raduno con delle amichevoli (3-9 novembre nella pausa IIHF ndr), quindi dal 24 novembre al 21 dicembre ci sarà un primo blocco di quattro settimane insieme a Montréal. Sarà la prima volta che tutta la squadra resterà insieme per un periodo così lungo potendosi concentrare solo sulla Nazionale: sono ottimista che possa farci fare grossi passi avanti. Lavoreremo non solo sulla parte fisica e tecnica ma anche mentale dell’hockey, ci saranno una serie di amichevoli soprattutto con squadre universitarie della zona con l’obiettivo di raggiungere un focus comune. La Nazionale italiana tornerà poi in Canada a gennaio 2026 (dal 4 al 19 ndr) per l’ultimo blocco di lavoro”.

Per tutte le giocatrici della Nazionale italiana la partecipazione alle Olimpiadi di Milano-Cortina rappresenterà una prima volta in questo contesto. È spaventata dalla pressione?
“Sono ormai tanti mesi che parliamo di come gestire questo aspetto. Prendere parte alle Olimpiadi dev’essere un privilegio e al tempo stesso una responsabilità dalla quale non bisogna farsi schiacciare. Durante le settimane in Canada ci sarà modo di parlare con degli psicologi dello sport, vogliamo arrivare al 5 febbraio (giorno della prima partita contro la Francia ndr) con ogni ragazza fiduciosa al massimo nelle sue possibilità e che sappia usare la pressione in maniera positiva”.

Lei come allenatrice cosa pensa possano rappresentare le Olimpiadi per il movimento italiano femminile?
“Vorrei che questa Nazionale riesca a lasciare un’eredità futura, una lunga eredità. Dobbiamo dare al pubblico che vedrà le partite dal vivo e in televisione la sensazione che tutte le bambine possano innamorarsi dell’hockey su ghiaccio e iniziare a giocarlo senza remore. Inoltre mi piacerebbe vedere che la Nazionale italiana dimostri quando in una squadra ogni ragazza può essere decisiva per il successo: nessuna giocatrice vince da sola, anche chi avrà meno minuti in pista dovrà dare tutto per aiutare le compagne. Tutto questo in un contesto unico, nel quale sentire l’inno nazionale sulla linea blu davanti a migliaia di persone diventa un momento da portarsi per sempre nella memoria”.

CLICCA QUI PER LEGGERE IL PEZZO DI AVVICINAMENTO AI GIOCHI DI MILANO-CORTINA 2026 PER L’HOCKEY FEMMINILE

Ad agosto avete utilizzato un roster di 28 giocatrici, alle Olimpiadi ne serviranno 23. Quanto sono chiare le sue idee riguardo le ultime scelte?
“Penso di essere abbastanza vicina alla creazione del gruppo che sarà a Milano-Cortina 2026, ma chiaramente questo dipenderà da tanti fattori. Ovviamente spero che nessuna giocatrice si possa infortunare da qui a febbraio, poi ci saranno i raduni tra Italia e Canada per togliersi gli ultimi dubbi. Conto che in chiusura del primo raduno a Montréal (dicembre ndr) si possa scendere a 25-26 elementi, quindi a gennaio dovremo purtroppo fare gli ultimi tagli. Questo è il momento più duro del mio lavoro, comunicare una decisione del genere è terribile, ma anche chi non arriverà a disputare le Olimpiadi dovrà essere concentrata solo sul fatto che sino a quel momento ha aiutato tutto il gruppo a migliorare dando il massimo di se stessa”.