Jukka Jalonen e la sua ricetta per il successo: “In Italia l’hockey è molto emotivo. Sto provando nuove idee per creare un gruppo forte”
Nei giorni scorsi la finlandese Espoo ha ospitato un seminario aziendale in cui era presente anche Jukka Jalonen, attuale head coach dell’Italia e allenatore di maggior successo nella storia della Finlandia. Con la squadra biancazzurra il 62enne ha vinto tre medaglie d’oro al Mondiale (2011, 2019 e 2022) e soprattutto l’oro olimpico agli ultimi Giochi Invernali di Pechino 2022, per quelli che sono gli highlights di una carriera iniziata nel 1992 e che da poco più di un anno lo vede sul pancone azzurro. Con l’Italia Jalonen ha conquistato la promozione nel Mondiale Top Division lo scorso maggio in Romania, e ora si prepara a partecipare alle Olimpiadi casalinghe di Milano-Cortina 2026 oltre che all’evento iridato che sarà ospitato in Svizzera a maggio.
I TRE INGREDIENTI PER IL SUCCESSO, LA RICETTA DI JUKKA JALONEN
Parlando alla platea di connazionali, Jalonen ha spiegato come secondo lui siano tre i fattori chiave per il successo. Il primo è legato alla passione personale di ogni individuo, una passione che può essere indirizzata non solo verso lo sport ma qualsiasi altro contesto (la musica, la recitazione, le arti) ma deve portare a delle azioni concrete. Solo attraverso la giusta etica del lavoro, sospinta dalla passione, si può provare e riprovare finché non si trova la soluzione giusta. C’è poi quello che l’attuale tecnico dell’Italia chiama “egoismo positivo”: per lui il ruolo di allenatore non è considerato alla stregua di un lavoro vero e proprio, essendo dettato dall’amore che ha per il contesto sportivo. Il terzo aspetto è quello dell’ambiente di supporto: Jalonen racconta come in carriera sia stato licenziato tre volte, e in ogni occasione i suoi cari a partire dalla moglie gli abbiano dato la giusta spinta morale per ripartire.
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COME SI COSTRUISCONO LA LEADERSHIP E IL GRUPPO
Il punto di forza delle squadre create e gestite dal tecnico finlandese è sempre stata la forza del gruppo. Serve quindi creare un’atmosfera dove tutti siano coinvolti e valorizzati, e occorre svilupparla in poco tempo visto che nella maggior parte dell’anno ogni giocatore di hockey lavora con il proprio club riservando alla Nazionale solo una parte di esso. In tutto questo poi bisogna essere resilienti ai cambiamenti e alle situazioni inaspettate, a partire ad esempio dai giocatori che non vengono selezionati in squadra o tagliati all’ultimo primo di un grande evento. Lo stesso Jalonen racconta una sua esperienza diretta: “In Finlandia capita che i giocatori nel giro della Nazionale, anche chi non è stato scelto, vogliano riunirsi per condividere le proprie sensazioni. Per qualcuno è un bel momento, per altri meno ma lo reputo comunque un processo positivo. Con la Nazionale italiana ho provato qualcosa di diverso. Quando ci sono stati gli ultimi sei tagli prima del Mondiale 2025 ho chiesto ai giocatori di mandarmi un messaggio così da poter fornire loro spiegazioni a livello privato e condividere dei feedback. Quattro lo hanno fatto e due no, perché ogni gruppo ha delle caratteristiche differenti”.
LE CULTURE DIVERSE DA RISPETTARE
Durante i suoi oltre 30 anni di carriera Jukka Jalonen ha potuto capire di persona quanto e come la cultura di ogni paese sia diversa e abbia sue prerogative. L’head coach dell’Italia (che ha allenato soprattutto in Finlandia ma anche lo Ska San Pietroburgo, l’Alleghe nel 1998/99 e i britannici di Newcastle) dice: “In Russia i giocatori sono abituati a seguire le indicazioni dell’allenatore senza farsi troppe domande, mentre in Svezia e in Finlandia è l’esatto opposto con un sacco di discussioni su ogni passaggio. Nella mia avventura in Italia ho notato invece come tutti abbiano tanta emotività nel vivere l’hockey. Bisogna quindi comprendere le caratteristiche specifiche di ogni singola cultura e adattarsi di conseguenza”.

