Nazionale femminile, il Mondiale dei record

A poco meno di un mese di distanza dalla festa promozione, la Nazionale italiana femminile si gode ancora i numeri di un successo su tutta la linea. Al Mondiale Divisione I Gruppo B di Dumfries, in Scozia, le ragazze allenate da coach Stephanie Poirier hanno fatto segnare un record ancora inedito: mai una squadra femminile aveva chiuso una rassegna iridata senza subire reti. Nell’ordine: 12:0 alla Slovenia, 2:0 al Kazakistan, 6:0 alla Lettonia, 7:0 alla Corea del Sud e 4:0 alla Gran Bretagna. Trentuno goal fatti che significano il ritorno in Gruppo A, categoria che mancava dal 2019.

“Sicuramente siamo rimaste sorprese da tale dominio, ma sapevamo che eravamo una squadra che poteva vincere – afferma Poirier –. Credo che la chiave sia stata la preparazione, sia fisica che mentale, sul ghiaccio e fuori. Abbiamo imparato a performare sotto pressione: lo staff si è concentrato per dar modo alle ragazze di affinare le capacità individuali e questo si è visto in fase di pattinaggio e gestione del disco, soprattutto poi nelle battaglie in balaustra da dove siamo quasi sempre riuscite ad uscire in possesso”. Il prossimo impegno è di quelli che capita una volta nella vita, le Olimpiadi: “Adesso possiamo concentrarci su questo – prosegue l’head coach delle Azzurre –, sicuramente vincere dà fiducia, ma sappiamo che affronteremo le migliori squadre del mondo: il gruppo è compatto, in questi due anni abbiamo imparato a conoscerci. Credo fermamente che potremo vincere partite, ce lo siamo dette chiaramente e lavoreremo per questo. Poi arriveranno i Mondiali Divisione I Gruppo A: penso potremo avvicinarci alla Top Division, ma dovremo essere ancora più veloci e ancora più forti”.

A 27 anni e 10 Mondiali giocati in Azzurro, Franziska “Kika” Stocker è tra le veterane della squadra: “Abbiamo lavorato bene sui piccoli dettagli che fanno la differenza – afferma –. Dal primo raduno ad agosto fino al Mondiale abbiamo visto il miglioramento individuale di ognuna di noi e i sacrifici fatti hanno ripagato. Adesso abbiamo un modo di giocare più creativo e allo stesso tempo siamo risultate più disciplinate. In questo il coaching staff ci ha aiutato molto e le ragazze nuove si sono integrate benissimo: è stato un arricchimento anche a livello di cultura hockeystica, abbiamo creato un bellissimo gruppo. Adesso abbiamo tanta voglia di dimostrare, abbiamo capito che apparteniamo a uno step superiore: alle Olimpiadi vogliamo far vedere che l’Italia c’è, siamo le underdog e possiamo giocare senza pressione”.

Matilde Fantin, ad appena 18 anni, si è presa il premio come migliore attaccante del torneo e best player delle Azzurre: “Un’esperienza strepitosa, sapevo che avremmo fatto un ottimo Mondiale fin dal primo allenamento insieme – spiega –. La chiave è stata mettere gli interessi della squadra al primo posto fin dall’inizio, insieme all’orgoglio e la determinazione che mettevamo sul ghiaccio. Il gruppo è in fiducia, sappiamo il livello di hockey che affronteremo alle Olimpiadi, ma arrivare convinte delle nostre capacità è già un ottimo punto di partenza. Il premio come migliore attaccante? È un onore, ma devo ringraziare le mie compagne e il coaching staff, mi hanno messo nella migliore posizione possibile per dare il meglio. Ciò che però conta davvero per me è il fatto di essere riuscite a conquistare quella medaglia che inseguivamo da anni e far parte di un gruppo di donne straordinarie, con cui so di poter continuare a condividere moltissimi momenti insieme”.

Quattro shutouts in quattro partite giocate. La 22enne Martin Fedel è entrata di fatto nella storia dei Mondiali femminili: “Sapevo che eravamo migliorate sia tecnicamente che psicologicamente, ma non mi aspettavo numeri di questo tipo – così il portiere delle Azzurre –. Ognuna di noi ha accettato il proprio ruolo in squadra, cercando di dare il meglio: contro la Lettonia ho capito quanto l’attenzione ai dettagli fosse diventata fondamentale e quanto potessimo essere forti se ci fossimo attenute alle direttive del coaching staff. Gli allenatori, il preparatore atletico, il goalie coach, le fisioterapiste e i dottori, ognuno di loro ci ha dato tutto quello che potesse servirci per raggiungere questo obiettivo e per performare al meglio”. Anche per Fedel inizia il percorso olimpico: “Non vogliamo soltanto partecipare – spiega –, ci saranno sicuramente squadre più forti, ma vogliamo dimostrare la forza del nostro gruppo: siamo estremamente competitive e questo ci aiuterà. Stiamo crescendo tutte, soprattutto dal punto di vista mentale: quella passata per me è stata una stagione importante, perché ho potuto lavorare sulla mia maturazione come atleta. Ho ricevuto pochi tiri, è vero e per questo devo ringraziare le mie compagne, ma quelle sono le partite più difficili per un portiere e sono fiera di come sono riuscita a tenere alta la concentrazione. Insomma, il nostro gruppo è stato come un puzzle, dove tutte le tessere si sono incastrate al meglio”.

La Nazionale femminile tornerà a radunarsi per una preparazione a secco estiva, poi per le pause IIHF in programma, fino a svolgere un lungo camp di preparazione pre-olimpico in Canada. La strada verso la rassegna a cinque cerchi è già iniziata.

Foto: IIHF