Storie Azzurre, Luca Zanatta: “L’hockey è il modo migliore che ho per essere me stesso. Una passione che mi porterà alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026”

Su, giù, poi ancora su, poi a mediana e infine di nuovo in alto: che vita quella di Luca Zanatta, difensore azzurro che giocherà le prossime Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026 dopo averne viste di ogni. Da giovane è stato quasi costretto a smettere dovendo così frenare una carriera in rampa di lancio, poi quel ritrovato slancio si è scontrato con altre necessità di tipo personale e sembrava diventato un futuro “normale” il suo. Uno Scudetto e una Supercoppa con il Cortina nel 2023 gli fanno balenare in testa un pensiero stupendo: “E se ci provassi per davvero?”. In una stagione al Val Pusteria Luca Zanatta scrive un’altra storia, la sua, il cui dolce finale vede arrivare il titolo di miglior difensore agli ultimi Mondiali di Prima Divisione Gruppo A e la preconvocazione per i prossimi Giochi. Tecnica, fisicità, intelligenza: tante le doti che il 34enne ampezzano porta alla Nazionale ogni volta che scende sul ghiaccio indossando la maglia azzurra.

UN FUTURO QUASI SCRITTO – Secondo di tre fratelli e figlio d’arte, sin da piccolo la strada di Luca Zanatta sembra scritta e indirizzata verso il ghiaccio. “Francamente è stato naturale per me giocare a hockey, vista la vita e la carriera di papà. Uno dei primi ricordi è legato a un paio di pattini ricevuti in regalo quando ero molto piccolo, ci ero andato anche a dormire per l’entusiasmo, e poi iniziare a giocare è venuto ovvio ma senza nessuna forzatura. Lo stesso vale per mia figlia Odette, che a 4 anni è iscritta alla scuola hockey a Brunico: forse vorrà continuare perché vede me come una sorta di suo idolo, da piccolo questo era capitato con papà Ivano che da giocatore e allenatore è sempre rimasto coinvolto nell’hockey”. Tutto questo con i fratelli Michael (nato nel 1989, di due anni più grande) e Alessandro (classe 1996) con cui spronarsi a vicenda, senza però negarsi qualche altra disciplina: “A Cortina, come ovvio, ho anche provato a fare sci e giocavo a calcio e tennis, ma sicuramente l’hockey era quello che mi veniva meglio e presto appassionato di più. Ricordo come da ragazzo non vedevo l’ora che finisse l’estate per tornare a giocare in pista insieme agli amici”.

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DA GRANDE VOGLIO FARE L’HOCKEYSTA – La famiglia Zanatta cresce respirando hockey ogni giorno, ma è anche soggetta ai cambiamenti legati alla carriera di Ivano. Quando nel 2000 l’ex attaccante della Nazionale italiana si trasferisce a Lugano per entrare nello staff tecnico dei bianconeri non è da solo, ma con i figli al seguito che continuano la loro carriera giovanile in Svizzera. Nel 2006 poi accade per Luca un episodio decisivo: “Sono volato in Canada per una stagione in una lega giovanile, dove giocavo insieme a mio fratello Michael che era già inserito nei Notre Dame Hounds. In pista riuscivo a esprimermi bene e mi affascinava l’idea un giorno di poter affiancare lo sport allo studio in un college nordamericano. Durante quella stagione mi sono detto che forse la mia strada era quella dell’hockey, fissandomi l’idea in testa e di fatto non sono più tornato indietro”. Tutto questo nonostante nelle due annate seguenti per Luca sarebbe stato anche possibile arrendersi, visto che a causa di un problema fisico deve quasi smettere rimanendo fermo per molto tempo. In mezzo c’è anche il trasferimento di Ivano a San Pietroburgo dopo la chiamata dello SKA, con però la famiglia che sceglie di tornare a Cortina senza spostarsi in Russia. E l’infortunio? “Quasi per caso ho trovato un medico che con strumenti particolari è riuscito a risolvere il mio infortunio. Ho sofferto, ma alla fine ero a posto e non mi sembrava vero: il mio sogno di diventare un hockeysta era ancora in piedi”. Debutto in prima squadra con gli ampezzani nel 2009, cinque campionati nella vecchia Serie A e nel 2013 anche la prima partita con la Nazionale in chiusura di una stagione dove: “Avevo davvero fame di lottare per trovare il mio spazio, davo sempre il massimo in allenamento e in partita. Sembrava di essere tornato come quando da ragazzino in Canada vivevo per l’hockey, tanto che si accorgono di me in Svizzera e vengo ingaggiato dai Red Ice di Martigny in cui resto tre stagioni in seconda lega. Una bella opportunità, così la vedevo: il mio obiettivo era ancora una volta quello di crescere un passo alla volta per farmi notare, poi il mercato svizzero economicamente è importante. Ci sono stati dei mezzi abboccamenti con Ginevra e Friborgo ma poi non se n’è fatto nulla, quindi nel 2017 passo all’Olten (altra formazione dell’odierna Swiss League, la seconda lega ndr) dove mi guadagno un contratto importante ma, per ragioni personali, sono costretto a interromperlo per tornare a casa a Cortina. La carriera conta, ma le priorità sono le persone a me care quindi ho fatto una scelta consapevole”. 238 partite e 89 punti in cinque stagioni: questo lo score di Luca Zanatta nel secondo campionato elvetico, in chiusura di un percorso tecnico importante che gli permette di entrare stabilmente nelle rotazioni della Nazionale.

SACRIFICI E RINUNCE – Tornato a Cortina nel 2019, il terzino azzurro deve fare i conti con una realtà dove per vivere serve affiancare all’hockey anche un altro lavoro. Per oltre due anni si reinventa come agente immobiliare, poi apre una piccola attività individuale quindi per lui ecco l’opportunità di andare a lavorare nell’albergo di famiglia. In tutto questo però arriva anche il momento di fare una rinuncia importante: “Venivo convocato dalla Nazionale ma non mi era davvero possibile andare per questioni lavorative, ho anche dovuto saltare il Torneo di Qualificazione Olimpica a Riga nell’agosto 2021. Impossibile fare altrimenti, la mia compagna era incinta e stavamo comprando casa, non potevo permettermi di rinunciare alla solidità economica di un contratto a tempo indeterminato. Queste sono state senza scelte difficili”. Per cinque anni di fatto Luca Zanatta non scende più in pista per l’Italia, fatta eccezione per un singolo match nel 2023, ma dentro di lui cova sempre un fuoco, quasi un incendio, di passione per l’hockey e di volontà per rimettersi sulla mappa. Passione che viene comunque ricambiata con la vittoria dello Scudetto nel 2022/23 insieme al fratello Michael, in quel Cortina dove fino a due stagioni prima in squadra c’era anche il minore Alessandro a suggellare una grande storia di famiglia.

MI RIMETTO IN GIOCO – Come in tante altre storie di sport, per Luca Zanatta arriva un momento all’apparenza casuale che poi si dimostra una svolta, anzi un’inversione netta, per la carriera. “Ero con la mia compagna all’Isola d’Elba, stavamo mangiando una pizza e ricordo di averle fatto tutto un discorso sul desiderio di riprovare ad essere un giocatore professionista. Ero convinto di poterci riuscire e tramite dei contatti ho avuto una possibilità da giocarmi al Val Pusteria. Sapevo che se non avesse funzionato sarei tornato a Cortina a riprendere la mia vita di tutti i giorni, ma ero più deciso che mai a prendermi questa occasione”. A 33 anni Luca Zanatta si rimette in gioco e, allenamento dopo allenamento, si guadagna il suo posto nei Lupi, con i quali gioca una stagione solidissima arrivando fino a gara-6 dei quarti di finale, ultimo passaggio con l’eliminazione dai playoff per mano del Klagenfurt. Alle 51 partite con i gialloneri affianca anche un pieno ritorno in Nazionale, condito da 13 partite con 7 punti (3+4) prima della convocazione per il Mondiale di Sfantu Gheorghe dove arrivano la promozione in Top Division e il premio come miglior difensore della manifestazione. Meglio di così? Possibile, di ghiaccio ce n’è ancora tanto.

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UNA CHIAMATA TI CAMBIA LA VITA – In mezzo a una carriera ricca di colpi di scena e alti e bassi Luca Zanatta ha già giocato 76 partite con la maglia della Nazionale, nel cui gruppo è uno degli elementi con più esperienza. “Per me, come per i compagni, vestire la maglia dell’Italia è la cosa più bella. Il sogno di qualsiasi sportivo, l’obiettivo massimo che ti poni da bambino, di meglio non esiste. Chiaro, ora dopo tutte quelle che ho passato sento di avere qualche responsabilità in più rispetto ai ragazzi più giovani, e sono disponibilissimo a dare consigli ogni volta che mi vengono chiesti. In questa Nazionale italiana vedo un gruppo che rema tutto nella stessa direzione, vedo tanta unità e idee chiare. Nelle stagioni passate sono stati cambiati diversi allenatori e ognuno portava la sua visione, oggi percepisco un filo comune in tante delle cose che facciamo”. Un filo comune che, dopo il Mondiale di Prima Divisione Gruppo A culminato con la promozione, porta a un mese di giugno particolare. Nei primi giorni infatti lo staff tecnico guidato da Jukka Jalonen fa una serie di chiamate spiegando come avrebbero scelto sei giocatori in anticipo per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026. “Speravo di venire incluso in questa lista, ma senza sentirmi favorito nei confronti di nessuno. Il giorno in cui doveva arrivare questa comunicazione non ricevo nessuna chiamata, e io a differenza del solito ho vissuto sempre con il telefono in mano pronto a rispondere. Niente, mi arrendo sapendo comunque di aver dato il massimo e sono andato a letto sereno, pronto a giocarmi questa possibilità in futuro. Passano altre 24 ore e nulla, poi ricordo che un pomeriggio mentre stavo giocando con Odette mi arriva una video chiamata dal general manager delle Nazionali italiane Stefan Zisser. Ci metto un attimo ma poi capisco, di fatto lancio la figlia tra le braccia di mia moglie, che non si spiega la cosa, e scappo via per poter rispondere in un posto tranquillo: ero tra i preconvocati dell’Olimpiade, non ricordo neanche cos’ho risposto perché davvero ho provato una sensazione di gioia totale. Forse ho fatto scena muta, ma poi tornato dalla mia compagna sono scoppiato a piangere perché avrò la possibilità di vivere qualcosa di magico”. Luca Zanatta sarà quindi il secondo rappresentante della sua famiglia, dopo papà Ivano azzurro ai Giochi di Albertville 1992.

UN RAPPORTO SPECIALE – Inevitabile parlare proprio di Ivano Zanatta, che proprio a Cortina nel 1984 ha iniziato la sua lunghissima carriera italiana da giocatore finita nel 1996 a Varese e segnata dai tre Scudetti e dall’Alpenliga vinta con i Devils Milano e con la Federation Cup alzata insieme ai Mastini al termine della Final Four di Trencin. Prestigiosa anche la sua carriera di allenatore, sviluppatasi tra Svizzera, Russia, Repubblica Ceca, Cina (era lui sul pancone a guidare la Nazionale del Dragone nelle Olimpiadi invernali di Pechino 2022) e ora Francia, nazionale per la quale dal 2023 è assistente allenatore. “Scherzando mi verrebbe da dire che ora il rapporto con lui è quasi peggiorato, perché avendo smesso i miei due fratelli si concentra solo su quello rimasto in attività. Ci sentiamo molto spesso e siamo legatissimi, c’è tanto di lui nel Luca Zanatta di oggi: sin da quando eravamo piccoli aveva capito che eravamo dotati, ricordo che ancora bambini quando tornavamo a casa disegnava sulla lavagnetta gli esercizi degli allenamenti e ci segnalava gli errori. Però da lui abbiamo imparato tantissimo, è stato fondamentale per la nostra crescita umana e sportiva”.

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LAST CALL – Dopo averne passate tante, aver quasi smesso di giocare, respirato ambienti e situazioni molto diverse tra loro, che cos’è l’hockey su ghiaccio per Luca Zanatta? “Prima di tutto essendo uno sport è il miglior modo possibile per formare disciplina ed educazione nella testa di un bambino o una bambina. Vero, c’è l’aspetto competitivo, ma anche il rispetto per il ruolo, i compagni di squadra e gli arbitri. A livello strettamente personale poi per me è anche un’importante valvola di sfogo: giocando riesco a buttare fuori sensazioni che altrimenti nel quotidiano non avrei modo di esprimere. Probabilmente l’hockey è il mio modo di essere Luca Zanatta”.

LUCA ZANATTA CON IL PREMIO DI MIGLIOR DIFENSORE DELL’ULTIMO MONDIALE DI PRIMA DIVISIONE GRUPPO A E INSIEME ALLA FAMIGLIA (CREDITO FOTO IN NAZIONALE: VANNA ANTONELLO)